Cappelle, L’Aquila

“Il sisma ha privato l’architettura della realtà del suo spazio geometrico: dell’assoluta e misteriosa sua relazione con la luce, del suo essere mediazione tra la luminosità del cielo e la pesante oscurità della materia esistente, così incline alla propria metamorfosi in creazioni di luce… (…) È così che un frammento di terra si trasforma in soglia abitata dal silenzio, forma elementare attraversata dall’acqua, che accoglie la natura come preludio d’ignoti paradisi. Forse la storia non è che dialettica di luci e ombre: frammenti che disvelano lo svolgersi del tempo e delle stagioni nello spazio. Una sola la DECORAZIONE ancora possibile: 308 nomi scolpiti nella pietra e nella sua luce avara ed eterna…
Forse che il tumulo di LOOS che obbliga al silenzio è qualcosa che si può riconoscere ma non costruire?

Da Firenze Architettura, L’ambiguità semantica di “cappella”_L’Aquila, the day after tomorrow, M. G. Eccheli

immagini: AG architetti